Unknown

Blog in pausa.
Tante idee ma decisamente troppo da fare in studio per trovare il tempo di scrivere qualcosa di sensato, visto che non mi piace fare i copia/incolla. Se qualche mio collaboratore di blog vuole scrivere qualcosa... bene, altrimenti io per un po' di giorni devo assentarmi e fare una blog-pausa...
A presto!



Unknown
Articolo tratto da Die Press e ripubblicato  su PressEurope. Lo riporto anche io, perchè questo sembra davvero lo scenario probabile che ci aspetta. Alcune cose descritte sono già successe e fanno tremare. La descrizione di quello che hanno dovuto subire i greci per tentare di non affondare è imbarazzante. Spero davvero che da noi non si debba arrivare a tanto, ma ho tanta paura...
Buona lettura:

La crisi della Grecia viene spesso imputata ai suoi cittadini, definiti spendaccioni e irresponsabili. Ma a guardare da vicino la loro vita è ormai un sacrificio senza fine.
Non si può rimanere zitti di fronte alle dichiarazioni dei più alti responsabili europei, talvolta al limite dell'assurdo, su questi "fannulloni" greci che si rifiutano di "risparmiare".

Da 16 mesi ho una seconda casa ad Atene, e ho vissuto questa drammatica situazione sul posto. Ci si lamenta che i piani di risparmio non funzionano perché i redditi fiscali diminuiscono. Si rimette in discussione la volontà dei greci di fare economie. Ma diamo qualche cifra concreta:

- Riduzione degli stipendi e delle pensione fino al 30 per cento.

- Taglio dello stipendio minimo a 600 euro.

- Drastico aumento dei prezzi (gasolio e benzina, 100 per cento; elettricità, riscaldamento, gas, trasporti pubblici, 50 per cento).

- Un terzo delle 165mila imprese commerciali è fallito, un terzo non è più in grado di pagare gli stipendi. Ovunque ad Atene si possono vedere cartelli gialli con la scritta "Enoikiazetai" in rosso – "Affittasi".

- In questa miseria i consumi (l'economia greca è stata sempre molto incentrata sui consumi) si sono ridotti in modo catastrofico. Le coppie con un doppio stipendio (il cui reddito familiare arrivava fino a 4mila euro) si trovano improvvisamente ad avere solo due sussidi di disoccupazione di 400 euro, che per di più cominciano a essere versati con due mesi di ritardo.

- I dipendenti statali o delle imprese parastatali, come l'Olympic Airlines o gli ospedali, non sono più pagati da mesi e il versamento del loro stipendio è stato rimandato a ottobre o all'"anno prossimo". Il record è del ministero della Cultura: molti dipendenti che lavoravano all'Acropoli non sono pagati da 22 mesi. E quando hanno occupato l'Acropoli per manifestare (pacificamente), sono stati subito caricati e gassati dalla polizia.

- Tutti concordano nel dire che i miliardi dei versamenti dell'Ue ripartono per il 97 per cento direttamente verso l'Unione e le banche, per rimborsare il debito e i nuovi tassi di interesse. Così il problema è con discrezione rigettato sulle spalle dei contribuenti europei. Intanto le banche continueranno a incassare alti interessi fino all'eventuale bancarotta, mentre i crediti sono tutti a carico del contribuente. Di conseguenza non c'è ancora denaro per le riforme strutturali.

- Migliaia e migliaia di piccoli imprenditori, autisti di taxi o di camion, hanno dovuto sborsare migliaia di euro per le loro licenze, e per ottenerle hanno fatto dei debiti, ma oggi si vedono confrontati con una liberalizzazione che permette ai nuovi arrivati di non pagare quasi nulla.

- Si continuano a inventare nuove tasse. Adesso per sporgere denuncia alla polizia bisogna pagare 150 euro sull'unghia. La vittima deve tirare fuori il portafoglio se vuole che la sua denuncia sia presa in considerazione. Nel frattempo i poliziotti sono obbligati a pagare di tasca propria per fare il pieno delle macchine di servizio.

- È stata creata una nuova imposta fondiaria associata alla fattura dell'elettricità. In caso di mancato pagamento viene interrotta l'elettricità.

- Ormai da diversi mesi le scuole pubbliche non ricevono più i libri di testo. Lo stato ha accumulato un debito enorme con le case editrici e di conseguenza le consegne sono state bloccate. Gli studenti ricevono ormai dei cd e i loro genitori devono comprare dei computer per permettere loro di seguire le lezioni. Nessuno sa come le scuole, soprattutto quelle del nord del paese, potranno pagare le spese di riscaldamento.

- Tutte le università sono di fatto paralizzate fino alla fine dell'anno. Molti studenti non possono né presentare la loro tesi né sostenere gli esami.

- Il paese si prepara a un'ondata di emigrazione di massa e spuntano sempre più agenzie specializzate in questo settore. I giovani si rendono conto di non avere alcun futuro nel paese. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 40 per cento fra i giovani laureati e il 30 per cento fra i giovani in generale. Chi lavora lo fa per uno stipendio da fame e a nero (senza alcuna forma di previdenza sociale): 35 euro per dieci ore di lavoro al giorno nel settore della ristorazione. Le ore di straordinario si accumulano senza essere pagate. In questa situazione non rimane più nulla per settori come l'istruzione. Il reddito che il governo greco riceve dalle imposte è quasi nullo.

- Le riduzioni di massa di impiegati della funzione pubblica sono state fatte in modo del tutto antisociale. Si è pensato soprattutto a sbarazzarsi delle persone qualche mese prima del loro pensionamento, così da dover versare solo il 60 per cento di una pensione normale.

La domanda è sulla bocca di tutti: dove è finito il denaro degli ultimi decenni? A quanto pare non nelle tasche dei cittadini. I greci non hanno nulla contro il risparmio, ma ormai non ce la fanno più. E chi ha un impiego si ammazza di lavoro (cumulando due, tre o addirittura quattro lavori diversi).

Tutti i miglioramenti sociali degli ultimi decenni sulla protezione dei lavoratori sono stati cancellati. Lo sfruttamento è ormai senza regole; nelle piccole imprese è soprattutto una questione di sopravvivenza. E quando si sa che i dirigenti greci hanno cenato con i rappresentanti della troika [la Commissione europea, la Bce e l'Fmi] per 300 euro a persona, ci si può chiedere quando la situazione finirà per esplodere.

La situazione in Grecia dovrebbe rappresentare un importante campanello di allarme per la vecchia Europa. Nessun partito favorevole all'ortodossia di bilancio sarebbe in grado di applicare il suo programma, non sarebbe neanche eletto. Bisogna combattere il debito finché è ancora relativamente sotto controllo, prima che diventi una sorta di genocidio finanziario. (traduzione di Andrea De Ritis)



Unknown

Mi sono posto la domanda quando ho cominciato a vedere che mi veniva più facile postare qualcosa su facebook (ma anche su twitter o più recentemente su google+) che non star lì a scrivere sul mio bel blog.

Facebook è un macinino impenitente per tutti i pigri d'Italia che vogliono condividere qualcosa. Il mio blog è nato come un quaderno dove scrivere qualche idea, qualche appunto, niente di più. Non mi aspettavo che in tanti venissero a visitarlo o peggio ancora, a leggerselo e a commentarlo. Però fin da subito non mi son sentito di scrivere così alla leggera. Ogni post va concepito, scelto, scritto e riletto, aggiustato, corredato di link, di immagini, di riferimenti. Altrimenti mi sentirei come quelli che a scuola copiano dai compagni e non hanno la minima soddisfazione per il lavoro che fanno.

I moderni social network invece sono più spensierati. Ti viene in mente una cosa pigli e la scrivi. Punto. Su facebook possono commentartela e succede spesso. Non di rado ho riportato sul mio profilo i link al mio blog e i commenti arrivavano solo sul profilo e non sul blog. Decisamente inquietante.

Il problema di fondo è che c'è una moria generalizzata dei forum e dei blog. Molti blogger chiudono per poi aprire una pagina su facebook dove poter ricevere più "mi piace" possibile. Con buona pace della creatività. Vuoi mettere un tuo blog dove tutto è tuo e personale? Ma tant'è, la massa vince, e la massa dice che è più facile accedere a facebook e trovare tutto lì. Un po' come i centri commerciali che radunano 200 negozi sotto un unico tetto. Accedi a facebook e non devi sforzarti di trovare null'altro. Il piccolo negozio che avevi sottocasa magari meno fornito, ma indubbiamente più originale ed umano è destinato a chiudere.

Ecco che nascono su facebook le pagine con i nomi più strampalati, solo per attirare più persone possibile a cliccare il fatidico mi piace. Ma non ci si cura affatto dei contenuti. Nel 90% dei casi sono pagine e pagine di idiozie, che a nulla servono se non a far perdere tempo. Nessuna "spezia per la mente" insomma!

Facebook in pratica sta uccidendo tutto il resto del web. Myspace è quasi scomparso. Così come altri social network, relegati a fasce specifiche di utenti. Per non parlare della crisi dei servizi di chat. Msn in primis. Qui trovate una classifica aggiornata. E qui un interessante raffronto tra nazioni. In Italia siamo al 66% per facebook contro tutti gli altri. In Inghilterra al 50. Negli USA al 35%. Quindi soprattutto da noi facebook la fa da padrone, c'è poco da fare.

Come sempre... ci vorrebbe la giusta via di mezzo. E invece noi italiani siamo un popolo di caproni. Dove va la massa vanno tutti punto. Io invece continuerò a tenermi il mio piccolo blog. Sicuramente il numero di lettori calerà. Pazienza. Certo non posso scrivere tutti i giorni. Ancora pazienza. Ma meglio scrivere poco e per pochi ma in modo intelligente e che non 5 post al giorno uno più inutile dell'altro no?

Alla prossima Spezia!



Unknown


Chi mi spiega come si fa? Immagino sia tutto un trucco di montaggio digitale... ma non lo capisco lo stesso....



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Ogni tanto anche le grandi multinazionale sbagliano. E' la storia di una grossa multinazionale delle medicine omeopatiche (non faccio il nome, sai mai che ci ripensano) che ha citato un blog perchè asseriva che nelle medicine omeopatiche non c'è manco l'ombra del principio attivo. In pratica diceva che ci vendono pastiglie di zucchero e boccette di acqua distillata.
Ora, lungi da me aprire un dibattito scientifico su un argomento di cui so poco o nulla,  fatto stà che sto povero blogger si è visto arrivare una minaccia di querela.

La cosa però ha avuto degli effetti  imprevisti. Il blog che era visitato da qualche centinaio di persone improvvisamente è stato al centro dell'attenzione... tutta la rete ha cominciato a riportare la notizia di una multinazionale che si era scagliata contro un piccolo blogger e alla fine è approdata addirittura sulle pagine del prestigioso giornale di medicina British Medical Journal a firma di Fabio Turone che ha intervistato sia il blogger che la multinazionale.

In buona sostanza la multinazionale è rimasta spiazzata dalla reazione della rete e si è trovata in obbligo  di scrivere una lettera di scuse al blogger.
Ma ormai la frittata era fatta. Un fatto che poteva passare inosservato grazie all'azione della multinazionale è invece arrivato all'attenzione di milioni di persone. E con lui il dubbio che forse nelle medicine omeopatiche non c'è un tubo.

Le multinazionali devono imparare che al giorno d'oggi le notizie corrono molto veloci...





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Ne avevo parlato a Giugno. Adesso se ne sono accorti anche i media nazionali.
La garanzia Apple deve durare due anni. Punto.
L'articolo 134 della legge sulla garanzia valida in europa dichiara nulla ogni clausola contrattuale che, prevedendo norme di una legislazione di un Paese extracomunitario, abbia l'effetto di privare il consumatore della protezione assicurata. E questo significa che anche apple se vuole vendere i suoi mac o i suoi i-phone in europa deve rispettare l'estensione di due anni della garanzia.
Ovviamente la cosa vale anche se acquistate i prodotto direttamente online. Son curioso di vedere se daranno una multa quali saranno i commenti...
Qui altri dettagli. Ma noi c'eravamo arrivati prima, Tiè!




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Possibilità di navigazione gratuita in un numero sempre maggiore di comuni in Italia, con una unica registrazione.
Questa è la novità introdotta dal comune di Venezia in questi ultimi giorni. Incredibile, è un'iniziativa partita proprio dal comune di Venezia, pioniere del wifi gratuito in Italia come avevamo spiegato nell'estate del 2009.
In pratica è un accordo tra varie amministrazioni comunali in tutta Italia per fornire l'accesso alla rete wi-fi gratuito come avviene già in molte aree del comune di Venezia.
Il bello è che non serviranno ulteriori registrazioni, chi è iscritto a "Cittadinanza Digitale" puo' già navigare gratis anche in molte altre città grazie al progetto "Free Italia WiFi" la prima rete federata nazionale di accesso gratuito ad Internet senza fili.

Il progetto è partito dal comune di Venezia, provincia di Roma e regione Sardegna. Ma già adesso si puo' navigare nei comuni di Prato, Torino, Urbino e molti altri. La lista è ovviamente in espansione e si trova qui. Pero ora il numero di hot spot attivi è più di 1100. Ma sicuramente in espansione.

Un piccolo passo avanti verso l'informatizzazione del nostro bel paese?



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E invece dovrebbe. Sto parlando dei nostri politici ovviamente. E via a dirmi che sto facendo demagogia. Si perchè se si dice qualcosa di ovvio non si fa informazione, si fa demagogia. Se uno telefona alla radio per dire che i politici son ladri è un demagogo. Se telefona un politico per lamentarsi che a lui restano in tasca solo 300 euro al mese e fa fatica a campare... cos'è? Gli improperi li lascio pensare a voi. Ma sappiate che questo è successo ieri sera a Radio 24. Tale Maurizio Paniz, parlamentare del Pdl, ha dichiarato: «E’ ingiusto il trattamento economico nei confronti dei parlamentari. Dalla mia attività di parlamentare, con gli ultimi tagli che sono stati disposti, se va bene riesco a prendere 300 euro al mese». Non servirebbero nemmeno commenti. Che dite? Facciamo una colletta per aiutarlo?

Ma quali tagli??? Con l'ultimo emendamento si sono tagliati i tagli altro che. E non si vergognano nemmeno un po' a dire ste cose. Ovviamente si è guardato bene dal dire che lo stipendio di parlamentare è solo una piccola parte di quello che portano a casa. Poi ci sono i rimborsi spese (che ci siano o no) i rimborsi per i collaboratori (che ci siano o no) ecc. ecc... Ma come vedete sto tornando a fare demagogia. non se ne esce.

Un'altro aspetto inquietante di questi ultimi tempi è la totale indifferenza dei nostri senatori nei confrondi delle leggi di iniziativa popolare depositate 4 anni fa da Grillo. Ora, si puo' essere d'accordo o meno con Grillo. Ma i nostri senatori hanno l'obbligo di discutere queste leggi. Il problema è che la costituzione non mette limiti di tempo. Ma sarebbe un segno di civiltà e di rispetto nei confronti dei cittadini discuterle no? poi potrebbero non approvarne nemmeno una. E' un loro diritto. Invece non si degnano nemmeno di guardarle. Giusto per far capire quanto gli interessa cio' che pensano i cittadini.

Sono state depositate il triplo delle firme necessarie. Grillo sabato andrà davanti al senato a chiedere che vengano prese in considerazione. pensate che avrà successo? Tristezza infinita. Trovate un po' di dettagli qui.

E poi si stupiscono che i cittadini comincino a non poterne più di questa politica. Della Casta. E ti credo....




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Unknown
Aggiornamenti sotto... da leggere!




Oggi vi posto il mio bel faccione. Faccio un uso quasi privato del mio blog. Perchè è da giorni che sto tentando di contattare l'assistenza clienti Tim e non ci riesco. ho mandato anche una mail dal form presente sul loro sito (119.it) ma nulla, nessuna risposta a 5 giorni di distanza.

Per chi non ha possibilità di vedere il video si tratta della prova fatta in real time per contattare un essere umano al servizio clienti 119. Niente da fare. Seguendo la procedura si arriva al disco che dice... Per assistenza tecnica premere 3. E poi: "Potete avere tutte le informazioni al sito 119.it". E li si ferma. Puoi solo tornare indietro, in una selva inestricabile di menù... ma nulla di più. Se aspetti cade la linea. Se provi altre strade... non c'è modo. Come cavolo si fa a parlare con un operatore????

Per la cronaca il mio problema è che non ho mai ricevuto le ricariche bonus della promo "raddoppia le tue ricariche" per essere passato a Tim da un altro operatore. Sul sito 119.it la promo risulta attiva, ma di ricariche omaggio nemmeno l'ombra...

P.s. E' il mio primo video-post. Non prendete in giro eh... mica facile farlo!!!

AGGIORNAMENTI: Su twitter la Tim ha un efficiente servizio clienti attivo tutto il giorno. Mi hanno fatto i complimenti per il video (sic!) e mi hanno detto che per parlare con un operatore basta premere 5. Ma il 5 corrisponde a "per conoscere o disattivare i servizi sms a contenuto" e ovviamente mi dice che non sono attivi e mi rimanda al menu principale.... Gli ho riscritto.

Mi hanno risposto dopo circa un'ora chiedendomi il mio numero per dei controlli. Adesso attendiamo....
Ma ancora non mi hanno spiegato come parlare con un operatore al 119!
Vi terro' aggiornati.

Ecco. Mi ha chiamato dopo circa un'oretta una simpatica signorina. Mi ha spiegato che tim non accorpa credito residuo e bonus delle offerte. in pratica il mio credito risulta sempre basso o a zero, ma in realtà ho il bonus della promozione che va a scalare. Il bonus non si legge nei messaggi automatici che ti dicono il credito residuo a fine chiamata. E chiamando il 40916 bisogna stare in linea fino a fine messaggio per riuscire a capire che c'è.
Inoltre mi ha detto che gli fa strano che non riesco a parlare con un operatore. Probabilmente il mio numero è troppo nuovo e non viene ancora instradato correttamente... staremo a vedere!!

A voi le conclusioni. Se non altro in qualche modo ho risolto, ma che fatica!



Unknown

Riporto sul mio blog questa mail che mi è arrivata, perchè questo è un pensiero che secondo me va diffuso. Purtroppo troppi al giorno d'oggi sono portati a pensare che basta comprarsi una macchina fotografica di ultima generazione per essere fotografi. Ma anche se è evidente che non è così, è invece uno dei fattori che porta a sminuire il lavoro dei fotografi professionisti come me. Da leggere e da riflettere.

"Questo è un articolo scritto da un fotografo professionista contrario all'attuale andamento del "mestiere fotografo" che fa pensare alla gente che tutto sia gratis.
Buona lettura :)
E magari mandalo anche ai tuoi amici fotografi.

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di Tony S.
Ogni settimana, ricevo in media un paio di proposte di lavoro da parte di gente che “non ha soldi” per pagare le mie foto. Case editrici, riviste, giornali, organizzazioni, aziende affermate o appena avviate: tutti pensano che la fotografia non costi niente, o peggio che mi stiano facendo un favore ad offrirmi di pubblicare il mio lavoro offrendo come compenso di aggiungere il mio nome qui o là.
Ho smesso di rispondere a queste richieste personalmente e linko semplicemente al seguente testo.

Allora, mettiamo le cose in chiaro. “Non abbiamo un budget per le fotografie” significa in realtà: “Pensiamo che i fotografi siano dei coglioni”.
Questa interpretazione potrà forse sembrarvi offensiva, ma possiamo facilmente verificarla con un esperimento: provate ad entrare in un ristorante della vostra città dicendo garbatamente “vorrei mangiare qui, ma non ho previsto un budget per pagarvi”. Aggiungere che in cambio farete pubblicità presso tutti i vostri amici non impedirà al proprietario di sbattervi cortesemente fuori a calci.

Ora, immaginate di essere voi stessi i proprietari di un ristorante dove la maggior parte degli avventori provano a cenare gratis con questa tecnica. La risposta è NO, volendo essere esageratamente gentili.
E se in realtà “non abbiamo un budget” era solo una strategia per tastare il terreno, la risposta è sempre e comunque NO. Non voglio avere niente a che fare con degli avidi opportunisti che vorrebbero imbastire una relazione professionale mentendo sin dall’inizio. Avete già dimostrato di non meritare fiducia, dunque mi date anche ragione di pensare che non sarete onesti sullo sfruttamento delle immagini e che comunque farete di tutto per non pagare un euro.

Se invece siete di quelli che promettono un sacco di lavoro meglio pagato più avanti se io accetto di aiutarvi a costo zero adesso, ottimo, ci sto, offritemi un contratto. Altrimenti per quanto mi riguarda le vostre sono tutte stronzate e la risposta è NO.
Anche perché, vedete, non me ne frega niente di “farmi conoscere” regalandovi il mio lavoro. Quello che voglio è invece un rapporto professionale di mutua collaborazione e beneficio. Da parte mia cerco di offrire la massima onestà ed integrità professionale e mi aspetto che i miei clienti facciano lo stesso con me. “Farsi conoscere” è la naturale conseguenza di un lavoro ben fatto, non un mezzo per ottenere qualcosa e lo stesso vale per il mio nome pubblicato insieme al mio lavoro: è una prassi, nonché indice di correttezza. Al contrario, di guadagnarmi applausi lavorando come un dilettante non me ne frega niente. Se avere un prodotto gratis è più importante di avere un prodotto di qualità, chiedete pure a qualcun altro.

Come la maggior parte delle persone, anch’io lavoro per pagarmi le bollette e mandare avanti la mia professione e la mia famiglia. Il fatto che io ami quello che faccio è semplicemente la ragione per cui sono quarant’anni che mi impegno al massimo nonostante le difficoltà: se pensate di avere il diritto di mancare di rispetto alla mia professionalità in virtù di questo, vi sbagliate di grosso.
Perciò non vi sorprendete se scelgo di non aiutare dei parassiti che guadagnano, o pretendono di farlo, sfruttando il lavoro dei fotografi – e anche il mio – fino al midollo. Con alcune rare eccezioni (piccole associazioni veramente no profit, mandate avanti da volontari) sono io che questa volta non ho previsto un budget per rendere le imprese degli altri più redditizie: già far quadrare i miei bilanci non è cosa da poco, vista anche questa recente tendenza a far passare lo “sfruttamento” come “un’incredibile opportunità”.

Il mio sostegno lo garantisco volentieri quando posso, attraverso piccole donazioni ad organizzazioni che ritengo di voler aiutare o semplicemente offrendo un pranzo ad un senzatetto. Vi assicuro inoltre che quando lavoro per onlus e associazioni, lo faccio a tassi agevolati. Penso di essere una persona onesta, generosa e gentile, ma mi sento di non fare l’elemosina a degli accattoni stipendiati che mi chiedono di riempirgli le tasche con soldi a manciate. Mi fanno incazzare. Specialmente quando mi insultano dicendo che si, il mio è proprio un bel lavoro, però non lo pagherebbero un cent.

Ho avuto delle conversazioni esilaranti con un sacco di gente che, a quanto pare, pensa che delle buone immagini siano solo il frutto di circostanze fortunate e che dunque sia loro diritto averle a costo zero, semplicemente perché gli elettroni non hanno ancora un preciso valore di mercato. Come la volta in cui incontrai la manager di un’importante organizzazione inglese (con un utile dichiarato di oltre 3 milioni di sterline). La signora mi spiegava quanto tenesse a pubblicare più foto possibile sul sito internet del gruppo di cui era a capo: i visitatori le trovavano infatti più efficaci ed immediate dei testi (prodotti per altro da uno specifico team di scrittori retribuiti). Dunque l’importanza delle foto era fuori discussione. Ma, forse, sarebbe stato anche il caso di pagarle: magari usando una parte del budget annuo di 160.000 sterline che la suddetta organizzazione destinava ai contenuti web (di nuovo, ho controllato le cifre dichiarate, disponibili online). La signora proprio non riusciva a capire che la foto che aveva davanti e che avrebbe tanto voluto pubblicare esisteva solo perché io avevo investito tempo, denaro e lavoro nel crearla. “Ma tutti i fotografi di solito sono ben felici di lasciarci pubblicare le loro immagini gratuitamente” mi spiegava. Non credo proprio lo siano, probabilmente hanno solo omesso di dare un’occhiata alle solite cifre che dicevo sopra: se lo avessero fatto si sarebbero accorti che lei guadagnava qualcosa come 66.000 sterline l’anno (circa €74.000 al cambio attuale, ndr) – giusto qualche soldo in più della retribuzione zero che invece offriva in cambio delle immagini.

E’ chiaro che soltanto i fotografi amatoriali possono permettersi di fornire servizi senza ricevere un compenso: la fotografia non è per loro una fonte di reddito. Fanno altri lavori, hanno una pensione, guadagnano in altro modo, sono dei romantici con tendenze suicide – non mi interessa. Io no. L’atteggiamento di far guerra ai professionisti per farsi belli è profondamente egoista e ha conseguenze disastrose: distrugge la fotografia come mestiere, come rispettabile fonte di guadagno per la vita.
Ecco, questa è gente vanitosa e piena di sé e davvero si accontenta di lavorare in cambio del proprio nome scritto accanto ad un’immagine: se è tutto ciò che avete da offrire, chiamate pure uno di loro. In alternativa, avete a disposizione una folta schiera di studenti e neolaureati da sfruttare – sono disperati ed inesperti, vi consiglio di cogliere al volo la ghiotta occasione di risparmiare qualche soldo e peggiorare di un altro po’ le loro già precarie condizioni economiche.

Tutto questo significa che forse non riuscirete a procurarvi le immagini che volete a costo zero? Beh, benvenuti nel mondo, è dura. A me non danno certo macchine fotografiche, computer, programmi, benzina, una casa e da mangiare senza spendere un euro. La fotografia è facile ed economica no? Allora prendete una macchina fotografica e scattatevele da soli le vostre stupide foto.

E se dopo aver letto vi sentite offesi, probabilmente è perché almeno una volta, ci avete provato anche voi."